In "Leda senza
cigno" (1916),
Gabriele
D'Annunzio descrive un'autentica della gastronomia
calabrese, "i
panicilli": fagottini di uva passa di Zibibo, avvolta in foglie di cedro
e pezzetti dello stesso agrume.
“...Sorrido pensando a quegli invogli di fronde compresse e risecche, venuti
dalla Calabria che un giorno vi stupirono ed incantarono, quando ve li
offersi sopra una tovaglia distesa sull’erba, non ancora falciata ...Gli
invogli erano di forma quadrilunga come volumetti suggellati d’ un solitario
che avesse confuso felicemente la bibliotecha e l’orto. Ci voleva l’unghia
per rompere la prima buccia... Ma ecco l’ultima foglia in cui è avvolto il
segreto profumato come il bergamotto. L’unghia la rompe; le dita s’aprono e
si tingono di sugo giallo, si ungono di non so che unguento solare. Pochi
acini di uva appasita ed incotta....pochi acini umidi e quasi direi oleati di
quell’olio indicibile ove ruota alcun occhio castagno ch’io mi so, pochi
acini del grappolo della vita del sole appariscono premuti l’un contro
l’altro, con che di luminoso nel bruno, con un sapore che ci delizia prima di
essere assaporati.....”
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