Oggi arance e limoni di Sorrento hanno il marchio IGP, e
le coltivazioni sono presenti soprattutto sulle colline periferiche. Fino agli
anni ’50, i nostri nonni raccontano che invece la centralissima Via degli
aranci non esisteva ma era un immenso viale con aranceti e agrumeti, da cui il
nome.
La zona periferica di “Cesarano” secondo la tradizione fu
zona di soggiorno di Cesare Augusto ai tempi in cui Virgilio scriveva l’Eneide.
C’è una villa a Sant’agnello, Villa Nicolini (dal nome
dello scultore Giovanni Nicolini, che vi visse), dove in molti giurano di aver
visto i fantasmi. Oggi è in stato d’abbandono, ma di tanto in tanto si vede un
vecchietto; si dice sia il guardiano che passeggia per il cortile.
Accanto a Villa Nicolini, c’è Villa Crawford, dal nome
del romanziere Francis Marion Crawford, villa donata in parte
ai padri cappuccini.
Per quanto riguarda Piano di Sorrento, gli abitanti si
chiamano Carottesi o Cassanesi. Si dice che il soprannome
Caruott’ (dal quale deriva il nome dei cittadini Carottesi) derivi dal dialetto
Cca è ruott, ovvero qua è rotto, per i gravi danni del paese riportati in
seguito a un terremoto nel XVI secolo.
In contrapposizione, la frazione di Cassano, Ccà è san, ovvero qua è sano, (zona del borgo marinaro) prende il suo nome dal fatto che non vi fu praticamente alcun danno in seguito al terremoto.
In contrapposizione, la frazione di Cassano, Ccà è san, ovvero qua è sano, (zona del borgo marinaro) prende il suo nome dal fatto che non vi fu praticamente alcun danno in seguito al terremoto.
Il
13 giugno 1558 ci fu una sanguinosa invasione saracena nella penisola sorrentina, e
in quell’occasione la popolazione passò da 2000 abitanti a circa 700, di cui
i pochi fortunati riuscirono a rifugiarsi sul monte Gauro (oggi Faito). Tra questi la sorella del Tasso, Cornelia insieme a suo marito, i quali videro la statua
di Sant’Angelo lacrimare per le vittime della penisola.
Il
prezioso gruppo scultoreo rappresentante Amore e Psiche è stato ritrovato nella
penisola Sorrentina, precisamente a Seiano (Vico Equense).
Plinio
il vecchio definiva le acque di Castellammare di Stabia “miracolose” e a tutt’oggi
ci sono due grossi complessi termali.
C’è
una zona bellissima chiamata Bagni della Regina Giovanna, in virtù del luogo in
cui la Regina Giovanna, regina di Napoli nel 1300, veniva in quest’insenatura naturale,
quasi come una piccolissima laguna, per fare il bagno lontana da occhi
indiscreti; secondo la leggenda era il luogo in cui incontrava i suoi giovani
amanti che poi gettava dall’alta scogliera per evitare che rivelassero il suo
segreto. Questo luogo è chiamato anche Villa Pollio Felice, dal nome del
proprietario della magnifica villa romana di cui oggi restano alcuni reperti,
tra cui i caratteristici muri costruiti ad opus incertum.
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